Cinghiale incazzato
Potrei spendere centinaia di ore per poter elencare cosa del mondo trovo assurdo, forse perché da qualche mese a questa parte ci faccio caso, forse perché da qualche tempo a questa parte l’esclamazione “incredibile” la ripeto troppe volte.
Se qualcuno dei miei amici si sta chiedendo se mi sto digitrasformando in Piccinini, devo interrompere i loro sogni.
Un fatto “incredibile” può essere associato ad un evento estremamente negativo o ad un evento estremamente positivo. Dunque mi sento in dovere morale (nessuno me lo ha chiesto, prendo le iniziative di mia spontanea volontà, mi faccio le domande e mi rispondo, sono Gigi Marzullo e l’intervistato, tutto in uno, mi tengo sveglio insomma) di raccontare la cosa che ho trovato più incredibile negli ultimi due mesi: l’attacco iniziale del concerto degli Ex-Otago all’Hiroshima Mon Amour (okay, ora potete ridere).
L’intro di “Cinghiali incazzati” mi ha svegliato, mi ha dato quel tocco di adrenalina che, risvegliando le mie sinapsi, mi ha mostrato una striscia di vita passata in un range di tempo relativamente breve.
Ora, diciamocelo, i miei gusti musicali saranno anche naïf, ma è incredibile come la musica riesce ad esprimere e far esprimere sentimenti alle persone. Un attimo prima pensavo di come fosse difficile prendere una decisione, di come a ventisette anni una e-mail può scoinvolgerti l’esistenza, di come da studentello sbarbato ti ritrovi catapultato in una girandola della vita pazzesca, lavoro, scelte, casa, parcheggio, bicicletta, pm10, tari, tasi, imu, bombe sulla gente e bombe sui giornali.
Un attimo dopo ho smesso di pensare, anzi una cosa l’ho pensata: che siamo incredibilmente giovani, liberi di seguire le passioni, di lavorare al massimo, di nuotare finché le braccia non mollano, di suonare cosa ci pare alle sette del pomeriggio, di poter decidere di migliorare sempre per raggiungere i traguardi che sogniamo.
In quel range di tempo sono stato un cinghiale incazzato, acqua e fuoco, un bambino all’acquario visto dallo squalo, una storia allegra con un finale aperto, un bosco in pieno centro, un filosofo operaio. Un buon mix per godersi il concerto.
Ora mettetevi comodi, cuffie isolanti ben posizionate e premete play, spero possiate fare un viaggio nella terza dimensione simile al mio, senza dimenticare la compagnia giusta.