Il giorno della folle corsa dei tori
Sto scrivendo questo testo per cercare di aggiungere un done alla mia personale check-list delle cose da superare, salire di un gradino una scala che porta alla consapevolezza che nella vita le cose brutte accadono e purtroppo ci convivi per (più o meno) sempre, h24, 7 giorni su 7.
Tre anni fa come oggi mi trovavo sdraiato su un divano di una casa che non ho mai sentito mia in una città che stava per diventare casa mia. Attorno al divano c’erano diverse persone care che fortunatamente vedevo con i miei occhi e toccavo con le mie mani. Eravamo lì tra il frastuono delle sirene di ambulanze che occupavano le strade e del ghiaccio di recupero tra le verdure del surgelatore.
Sono tornato a casa scalzo quella sera, sinceramente non mi spiego come abbia potuto perdere le scarpe, ancora oggi non riesco a ricordare nemmeno tutti i movimenti che ho fatto per correre via da quell’inferno. Sono rimasti solamente dei flash-back che non dimenticherò mai: la faccia di mio nipote schiacciata sul mio petto mentre la gente mi calpestava la schiena, i nomi urlati per strada, il sangue sui pavimenti dei portici di via Roma mentre correvo scalzo in cerca di rifugio. La sensazione più atroce che spero di non rivivere mai più è senza ombra di dubbio la convinzione di aver perso un fratello e parte della sua famiglia per sempre. Quindici, trenta o non so quanti minuti di totale disperazione. Nessun testo potrà mai descrivere la sensazione di vuoto e perdizione che si prova in quei momenti.
Tornando al titolo, era il 3 Giugno in piazza San Carlo, la piazza era gremita di persone e la Juventus stava perdendo l’ennesima finale di Champions League. D’improvviso un rumore assordante e migliaia di schegge impazzite corrono dappertutto. È il caos più totale, in quel momento mi sono sentito come Simba nel Re Leone quando si trova davanti una carica di tori furiosi. Li scatta il click in qualche parte della mente, la sequenza delle indicazioni fornite dal cervello è stata la seguente: proteggi, incassa colpi, alzati, prendi il bambino, corri senza guardare in faccia a nessuno. Se penso che con un piede sanguinante io abbia buttato giù un insieme di transenne non ci credo ancora, io che con 36.8 di febbre sono a letto con il plaid e lo strofinaccio bagnato in testa. Capite che potere ha l’adrenalina su di noi? Impressionante.
Sono tornato in piazza San Carlo solo parecchi mesi dopo e pur di non passare per le vie che costeggiano la piazza allungavo di un paio di chilometri la strada per rincasare o andare in qualche altro posto. È pensare che era una delle mie mete preferite, ogni tanto ci passavo di proposito solo per il gusto di dire: ma guarda quanto è bello il salotto di Torino. La sera con le luci d’artista, durante il giorno in bicicletta e il 1 Maggio con l’arrivo del corteo. Quella magia non c’è più, quanto meno per me.
Sono passati tre anni e ancora oggi sento che manca qualcosa, manca completa chiarezza e giustizia, mancano all’appello due persone senza contare gli invalidi permanenti, i feriti e traumatizzati.
Ciò che rimane è la bellezza di poter riabbracciare le persone che amo, avere la possibilità anche per poche volte all’anno di passare del tempo con loro, di essere parte di due famiglie differenti che mi vogliono bene. Di voler bene alle persone che mi circondano e non provare vergogna nell’ammetterlo, perché non ci si deve vergognare dei propri sentimenti né tanto meno di dichiararli. I sentimenti sono la cosa più incredibile che gli esseri viventi possiedono. Amate, abbracciate chi volete bene, viaggiate, studiate, non perdete nemmeno un minuto della giornata. Siate speranza per gli altri, producete buone vibrazioni. Ma se un giorno vi sentirete da soli, impotenti verso tutti gli avvenimenti tristi e disastrosi che nel mondo accadono, non fermatevi, non fermiamoci. Anche il battito d’ali di una farfalla può cambiare le sorti del vento a migliaia di chilometri di distanza. Facciamolo per Erika, per Marisa e per tutti quelli che come me quella sera hanno smarrito un po’ se stessi.
Torino, 3 Giugno 2020