Volley Tonno Callipo Vibo Valentia, una storia di successo
Quel che più mi affascina dello sport sono le storie che vivono dietro gli atleti e le singole società. Alcune volte sono storie forti, percorsi difficili e tortuosi. La voglia di riscatto trasforma queste storie in storie di successo.
Una di queste è la Volley Tonno Callipo Vibo Valentia.
Questa squadra naque dalla fusione di due squadre di pallavolo, una di Vibo Marina e l’altra di Vibo città nel 1993, bellissima piccola provincia calabrese.
Nessuno nel 1993 poteva immaginare che una società sportiva vibonese avrebbe potuto fare la storia della pallavolo italiana. Io immagino i miei compaesani del tempo, quasi disillusi pensando ad un ennesimo nuovo progetto che non avrebbe portato grandi successi. Avevo 3 anni, non posso ricordarlo ma posso solo immaginarlo. In fondo a Vibo, così come nella calabria intera, siamo così: tendenti al pessimismo e facilmente corrutibili dalla sfiducia.
Anno dopo anno, mattone dopo mattone, la squadra crebbe e ottenne i primi successi e ci fù dunque il momento di svolta, il momento in cui capimmo veramente che stavamo vivendo qualcosa di memorabile.
Era un pomeriggio di inizio maggio ed io preparavo gli esami di terza media.
La Tonno Callipo, seguita poco tra le frazioni vibonesi, era approdata in finale play-off per la promozione in Serie A1 (l’attuale Superlega per intenderci).
La contendente era una squadra pallavolistica di Bolzano, estremo Nord contro quasi estremo Sud: praticamente una sfida degna di poema epico.
La finale fu una sfida “al meglio delle tre”, in pratica per risultare vincitori bisognava portare a casa due partite su tre.
Gara-1 si giocò in casa e vincemmo 3-0, dunque mio fratello senza indugio cercò di coinvolgermi poiché sentiva che qualcosa stava accadendo. Gara-2 fu giocata a Bolzano, noi ci trovammo tutti al vecchio palazzetto dello Sport PalaPace in viale della pace per seguire la partita via radio.
Voi immaginatevi dunque un centinaio di persone, vestite di giallorosso (io avevo una maglia tarocco con la scritta Brazil messa solo perché rossa con le scritte gialle) e insciarpati con 30 gradi fuori, chiusi in un palazzetto vuoto con una radiolina “a tutto volume” collegata al palasport di Bolzano.
Alla fine Gara-2 la perdemmo al tie-break, da una parte c’era tristezza poiché avevamo una voglia matta di festeggiare e andare fino in piazza municipio a fare un bordello inaudito, dall’altra fui quasi contento perché desideravo vedere dal vivo quella storica formazione.
Il 12 Maggio, vigilia dell’epilogo finale, mia madre volle punirmi per una mia solita marachella minacciando di farmi saltare Gara-3, a quel punto mio fratello si mise una mano sul cuore e fece una grandissima opera di bene: convinse mia madre nel farmi partecipare a quel momento storico con lui (per questo non smetterò mai di ringraziarlo).
Arrivammo al palazzetto già gremito di gente, mai vista una cosa simile. C’era così tanta foga e tifo che quella struttura era diventata una vera bolgia, sembrava la riproduzione del colosseo ma ambientata 2000 anni prima.
Fossi stato nei giocatori di Bolzano mi sarei ritirato senza giocare (eh, che uomo coraggioso) invece furono caparbi e ci misero sotto 2 set a 0.
Quel palazzetto credo contenesse non più di un migliaio di persone che in quel momento non proferivano parole o suoni di qualsiasi genere, non si muoveva nemmeno una mosca. Un silenzio assoluto.
Stavamo vedendo sfuggire davanti ai nostri occhi la possibilità di mostrare una Vibo Valentia diversa, una città di valore e di successo.
Non so cosa accadde, la partita andò avanti e pareggiamo i set: 2-2 al PalaPace. Si arrivò al tie-break e nei minuti finali ciò che posso ricordare sono solo lacrime e incredulità: Tomasello (santo subito) aveva messo a terra il muro del 16-14: game, set match signori, Vibo Valentia approda nell’olimpo delle grandi squadre.
Ci tuffammo nel campo da gioco, vidi gente abbracciare i giocatori, sconosciuti che si stringevano forte, tempo una decina di minuti e i giocatori non avevano più i vestiti addosso, ognuno voleva portare con se il ricordo di quel pomeriggio.
Io e mio fratello riuscimmo a farci firmare la sciarpa da Axè, fuoriclasse assoluto per quella categoria.
Ce l’ho ancora oggi quella sciarpa e l’avevo addosso quando vincemmo al forum di Assago di Milano la Coppa Italia A2 (una delle quattro che in 22 anni la squadra riuscì a mettere in bacheca). Io c’ero e lo dico con un orgoglio spropositato.
Ciò che vidi al PalaPace fu l’orgoglio di una città intera. È stato un momento così intenso che lo cercai in altre occasioni ma non trovai mai niente che lontanamente si avvicinasse a quell’euforia, incredulità, gioia e giubilo di una popolazione intera.
22 anni di Serie A (tra Superlega e A2) tantissimi successi sfiorando le semifinali scudetto per un pugno di punti: unico piccolo rimpianto che ci negò di giocare in Europa.
Oggi, 22 Maggio 2023, 18 anni dopo la prima storica promozione in A1, la Tonno Callipo annuncia che il progetto finisce qui e lo fa in grandissimo stile, chiudendo la stagione con una Coppa Italia A2, una Supercoppa A2 e il titolo di campioni che vale la promozione in Superlega dopo solo un anno di purgatorio.
Finisce una storia, finisce un sogno durato 30 anni. Il sogno di Pippo Callipo e il sogno di tutti noi.
La mia speranza è che a Settembre la Tonno Callipo riparta, anche dalle serie minori, dai campionati provinciali o regionali.
Io continuerò a seguirla se ce ne sarà occasione. Il valore sportivo e umano che questa società sportiva ha regalato alla città e alla regione intera è impagabile e per questo gliene sarò grato per sempre.
Grazie presidente, grazie Pippo Callipo.
Forza Giallorossi.